Death Note il film – la rece con le mele rosse un tanto al chilo
Perchè Death Note – il film – fa cagare
(E ve lo scrive uno a cui “Death Note” – l’anime – ha fatto cagare tantissimo)
Ok partiamo dall’inizio.
Nella patria dei jappocosi un mostro con le chiare fattezze di William Defoe si perde un quaderno dove se ci scrivi su il nome di una persona quella muore malissimo, uno sbarbo-giappo si mette carneficinizzare mezza Indocina e un altro sbarbo giappo prova a sgamarlo.
Ora, l’anime secondo molti parla di amicizia, di senso della giustizia, di complesso di onnipotenza, della morte, della rava e della fava; una fetta di generazione in preda a crisi mistiche e il mercato delle mele rosse in netto rialzo.
Stronzate.
L’anime parla di una sola cosa: MONUMENTALI seghe mentali.
No gente, serio: il cardine principale della trama sono le infinite segh… le infinite deduzioni e tecniche investigative dei due giapposbarbi che a colpi di percorsi logici cercano di dimostrare chi c’è l’ha più lun… chi è il più intelligente.
No, davvero, il senso dell’anime è questo: è un poliziesco investigativo.
Prendete la Scienza della Deduzione di Sherlock Holmes, mettetela sotto steroidi pesi e quando ormai delira e ha la bava alla bocca speditela in giappolandia, tra pedofili in erba e sessualità confusa, rinchiudetela in uno stanzino, ravanatela di botte a colpi di katana di legno e quello che ne verrà fuori sarà Death Note.
Un anime dove i tuoi protagonisti si affrontato a colpi di deduzioni via via sempre più inverosimili, dove il protagonista cattivo è bellissimo, intelligentissimo e anche skillattissimo a livello fisico, si trova costantemente circondato da figa mostruosa che vorrebbe regalargliela, ma dalla quale lui sia allontana con malcelato senso di fastidio, forse per rievocare l’antico modello dell’amore platonico greco, dove l’amore tra uomo e uomo era più puro dell’amore di un uomo per una donna, perché non turbato dall’ottenebramento dei sensi, forse perché è semplicemente un coglione e deve affrontare un suo degno pari, intelligentissimo, non bellissimo ma che piace perché freak e anche lui skillatissimo fisicamente.
I due si affronteranno a colpi di piani, complotti, SEGONI MENTALI TITANICI, fino all’ultima deduzione.
E basta, a me fa già cagare un po’ così.
Perché per me, il livello massimo dove la scienza della deduzione può arrivare è quello di “Sherlock” nella 4a stagione della serie della BBC: superato quel livello, la mia sospensione dell’incredulità crolla ed esce sbattendo la porta, bestemmiando pure.
Quindi capirete che, attorno alla decima puntata, all’ennesimo «i miei sospetti su di te sono aumentati dello 0,0001%», senza che nessuno nell’anime scoppiasse a ridere rotolandosi sul pavimento, ho spento il computer e sono andato a prendermi un gelato, che quello stronzo di ELLE se ne mangiava a pacchi.
La coerenza del recensore, questa sconosciuta.
(e soprattutto: dove vuole arrivare?)
Ora, in questa mia avversione verso l’esagerata sospensione dell’incredulità non avrò nemmeno il pudore di difendere la coerenza della mia posizione. A tutt’oggi tollero e venero mostri del “WTF” come I Cavalieri dello Zodiaco e Kenshiro, dove la sospensione dell’incredulità non ha nemmeno ricevuto l’invito a partecipare, ma stranamente ogni volta che vedo un episodio dei suddetti me la ritrovo comunque sulla spalla, gasata pesa, a urlare assieme a me «polvere di diamanti!!!»
Perché ci si mena signori, fottesega delle iperboli quando volano calci e pugni epici. Perché non me ne frega niente che «i pugni che vanno alla velocità della luce» non hanno senso di esistere in un universo strutturalmente costruito: è fighissimo lo stesso vedere due giappocosi in armatura che combattono potentissimi con luci dorate. Questo ti fa dimenticare della sospensione dell’incredulità, non infiniti segoni mentali.
Perché l’urlo di Chen terrorizza, ancora, l’Occidente, e se sento un UATATATATATATÀH!!! o un «Per il Sacro Acquarius!!!» ancora «Lo Spirto Guerrier Entro Mi Rugge»
Combattimenti epici, non due asessuati che giocano a scacchi masturbandosi mentalmente a quattro mani.
Ma queste sono mie opinioni personali.
E soprattutto a noi cosa ce ne sbatte di queste opinioni personali? Cazzo ci frega che a te, Lanfranco, Death Note l’anime ha fatto cagare? Qui si parla del film, perché il film ti ha fatto cagare uguale?
Per un motivo molto semplice signori.
Perché in Death Note “il film” non ci sono i segoni mentali.
Quindi se togli quella che è, secondo me (ma, se non la pensate come me, molto probabilmente avete torto), l’anima dell’anime (ohohoh), per quanto possa fare cagare, ottieni un risultato comunque inferiore.
Che è Death Note, il film.
Death Note – Il Film; o anche: perché gli americani era meglio se andavano a cogliere cacocciole.
Il film inizia con la medesima premessa dell’anime: nella patria degli “ammerigani” un mostro con le chiare fattezze di William Defoe si perde un quaderno dove, se ci scrivi su il nome di una persona, quella muore malissimo, uno sbarbo amerigheno si mette a carneficinizzare mezzo globo terrestre e un altro sbarbo afroamerigheno prova a sgamarlo.
Come si risolve il conflitto tra i due?
NON SI RISOLVE.
L’unico punto saliente della trama dell’anime, il conflitto tra protagonista e deterunocoso (l’antagonista) nel film, semplicemente, non c’è. Fateci caso. Non dico non c’è l’infinta “mind war” a colpi di segoni tra Elle e Light: no, non ci sta proprio il conflitto tra i due, quasi non c’è scontro diretto.
Light ammazza gente a caso, Elle interviene e, senza una spiegazione esauriente, decide che l’assassino opera a Seattle, Light, per tutta risposta: smette di fare qualsiasi cosa. Non c’è, per dire, tutto il balletto di trappole sgami e sgamini per sfuggire alla sorveglianza in maniera plausibile, non c’è lo sfruttare la pagina o i frammenti per usarli in giro come arma portatile, magari nascosti in un sacchetto delle patatine, che a pensarci bene è un’idea anche un po’ del cazzo ma fa ridere.
Per riprendere a movimentare le cose si è dovuto utilizzare quella cerebrolesa di Mia, che in uno slancio di stupidità non è che pensa, al massimo, di continuare la catena di omicidi per allontare i sospetti da Light, no, decide proprio di ammazzare quanti più uomini dell’FBI possibile, giusto per togliere l’enorme sostegno silenzioso che la polizia forniva e per far puntare un enorme faro tracciante su Light stesso.
La trama continua pressapoco così, il confronto tra Light ed Elle è ridotto ai minimi termini; si incontrano e parlano in due occasioni e in nessuno dei due casi vengono portati sviluppi alla trama.
Il confronto più interessante alla fine pare essere proprio quello tra Light e Mia, il primo omicida con scrupolo, la seconda sempre più presa da un delirio di onnipotenza per proxy; Elle fa da terzo incomodo, perfino nel climax finale viene completamente tagliato fuori e senza un confronto tra Light ed Elle mi spiegate che cacchio di Death Note è?
Oltre questo il film prosegue con la fiera delle occasioni mancate.
Perché il materiale di partenza buono o addirittura interessante in alcuni parti c’è, ma dura lo spazio di un battito di ciglia.
L’impatto di Kira sul mondo poteva essere di una figaggine mostruosa. Nell’anime non mi ricordo chissà quale grande impatto, ma ci sta, gli anime vivono in un mondo tutto loro dove le logiche e le dinamiche sociali sono consolidate da tempo, il mondo attorno ai protagonisti fa solo da sfondo, senza altre interazioni, gli unici elementi vivi sono i protagonisti; anzi sarebbe un’analisi interessante, questa, sulla cultura giapponese, in cui in ogni storia ci sono solo i protagonisti, solo loro, mentre il mondo intorno o impazzisce senza mai interagirci o li ignora.
Come dicevo, un aspetto interessante ma a cui siamo comunque abituati.
Ma in un film occidentale?
Nel film fanno vedere crisi mistiche di massa, riunioni, bordelli in mezzo alla strada, seguaci. Ma senza mai spingere sul freno, senza mai dare l’impressione che su questa idea ci si possa investire qualcosa. Per dare un tocco più realistico alla storia ci sarebbero dovute essere interruzioni armate in ogni angolo del globo. Dichiarazioni del Vaticano, il papa che si suicida perché Kira gli ha accoppato tutti i vescovi pedofili, l’Islam esploso in detonazioni nucleari contro se stesso una volta visti i propri imam falcidiati da un dio della morte giapponese, l’Isis che invade Tokyo, caos, morte e devastazione ovunque.
In Death Note assistiamo a gruppi di sbarbi che fanno le riunioni mistico-alcoliche nelle cantine o nelle chiese abbandonate.
Una potenziale fine dell’umanità così come la conosciamo, derubricata a movimento emo giovanile . (ma gli emo? Che cazzo di fine hanno fatto gli emo? Siamo veramente riusciti a estinguerli? Certo la tendenza a estinguersi da soli già ce l’avevano però figata sono realmente scomparsi…)
E le regole?
Oh, questo lo mettiamo tra le buone cose sprecate. La sottotrama dei precedenti possessori del Death Note, le note di avvertiment….
Oh ma aspetta un attimo cazzo…! Ma se nel Death Note c’era scritto un avvertimento su Ryuk, tecnicamente il nome di Ryuk È scritto sul Death Note!!! Cazzo, Ryuk dovrebbe essere già schiattato!!!
Cacchio mi è venuto in mente proprio ora mentre sto scrivendo.
È una cosa pazzesca!!!
Cacchio ma non possiamo fermarci, la recensione deve continuare!
Cercando di non pensare al bug di cui sopra, la sottotrama dei precedenti possessori del Death Note sarebbe stata una potenziale miniera d’oro ai fini dello sviluppo della trama: gli avvertimenti, qualche indizio sul perché William Defoe stesse armando tutto questo bordello, insomma di carne sul fuoco ce n’era, ma la carbonella niente, nessuno s’era ricordata di portarla a casa Netflix.
Che questo è un po’ il leitmotiv del film.
Il problema del film: la voglia di morire dei jappo contro la voglia di sopravvivere degli ammeregani
Che questo è un po’ il leitmotiv del film.
Le idee e il materiale per fare qualcosa di carino c’erano ma l’intenzione di farne veramente qualcosa, di farne un film con le sue sfide allo spettatore e i suoi casini evidentemente no.
Né volontà né intenzione.
L’anime, pur essendo una roboante baracconata senza vergogna, anzi proprio per essere una roboante baracconata senza vergogna, è riuscito comunque a intrattenere centinaia di migliaia di cerebr… di sfig… di ner…, di spettatori in tutto il mondo, ha esaltato e appassionato e convinto un nugolo di geek tisici e disadattati che anche loro potevano essere in qualche modo cool (no, non accade mai, o siete David Tennant o non acchiapperete figa manco a morire stando seduti su una sedia, con i piedi nudi sul bordo a fissare gente con lo sguardo da labrador sotto sperimentazione clinica)
L’Anime ci credeva, ci credeva tantissimo, perché questo è il Giappone, gente che ci crede tantissimo e muore malissimo per la gioia e l’intrattenimento del mondo occidentale; urlare “banzaiiiiiii” fortissimo e schiantarsi a kamikaze contro le portaerei americane ignari dei funghi nucleari che detonano alle loro spalle.
È questo il Giappone che amiamo e che vogliamo.
Il film invece non è che ci credesse poi moltissimo.
Questa è l’America, gente che ruba roba figa altrui, ci investe senza averne capito una mazza, produce roba mediocrissima, fa spallucce perché tanto scarica il debito sulle banche e sui mutui, fallisce, si suicida al crollo della borsa e invade e nuclearizza altri paesi per ristabilire il bilancio interno.
E poi pigliano per il culo noi per pizza e mandolino.
Il film, con vero spirito americano, ce la mette tutta per convincere il pubblico che stavolta ci crede tantissimo anche lui, ti prende William Defoe e lo copre di CGI, ti prende attori molto bravi e intostati duri nella parte, ti fa vedere la cura per il dettaglio e l’occhio della madre, «e il montaggio analogico? Lo vedi il montaggio analogico?» Insomma, ce la mette tutta per prenderti per il culo.
Ma anni di trailer fichissimi che annunciavano film di pura merda ci hanno insegnato da tempo a tenere le chiappe strettissime quando entriamo in un cinema o premiamo il tasto play sul televisore/portatile/computer; è grazie a questa sana filosofia di vita che sono uscito incolume da proiezioni come Batman vs Superman, Jurassic World, X-Men Apocalypse mentre ne sono uscito infottato il triplo con film come Logan, Assassin’s Creed (oh, cazzo volete, a ME è piaciuto, è stranissimo e lo hanno fatto così apposta secondo me) e Rogue One.
Death Note?
Beh non me ne fregava un cazzo prima, quindi non me ne è fregato un cazzo nemmeno dopo, ma posso capire la delusione dello spettatore e del fan dell’anime.
Tirando le somme, un film senza infamia, ma senza nemmeno uno straccio di lode.
Per concluderem potrei scrivere di alcune cose che mi sono piaciute.
I personaggi e come giapponesi e americani vedano la Morte in maniera diversa.
I personaggi, può sembrare strano, visto il tono di quanto ho scritto sopra, ma invece no, a me i personaggi così come li hanno esposti sono piaciuti: il mio problema con loro è che, sostanzialmente, non gli facciano fare una mazza, nulla di interessante e coinvolgente, ma il loro muoversi, anche il loro non agire, me li ha fatti risultare simpatici.
Light, uno sbarba liceale con un’intelligenza sopra la media e quindi ovviamente vittima di bullismo. Rispetto all’anime l’ho trovato molto più simpatico e digeribile. Nell’anime, Light era un insopportabile precisino della minchia, un primo della classe perfettino che avresti voluto vedere volentieri cadere con la faccia nel fango ogni singolo minuto della sua vita, fino a perdere quell’aria di superiorità; uno così preso in culo da poter intercettare trasmissioni radiofoniche d’alta quota, insopportabile e tedioso.
Nel film, Light è un ragazzo come tanti ma con una fibra morale molto più sviluppata e molto più vecchio stile. Sembra quasi il fantasma distorto di un modo di pensare che ormai non c’è più.
I buoni dei vecchi tempi non sarebbero mai scesi a compromessi (il padre di Light infatti, incarna questi valori), ma le nuove generazioni? Cresciute così distorte in un mondo così fottuto? Se a un giovane delle nuove generazioni in perfetta buona fede dai una pistola carica che cosa farà?
Anche qui, sull’intelligenza di Light, un’altra occasione sprecata.
Viene fatto capire che non solo è intelligente ma che lo è anche di molto sopra la media, lo riconosce anche ELLE ma, a parte far vedere che fa abitualmente i compiti a casa di una quindicina di studenti diversi e qualche lieve altro accenno, niente di tutto questo ci viene mostrato. No, gli sgami arzigogolati sul Death Note non bastano.
Quindi Light simpatico, intelligente, motivato e, soprattutto, si rovina perché va in cerca di figame, al contrario della sua inutile controparte nell’anime.
Insomma uno di noi che rischia tutto non per colpa di polizia, investigatori privati o dei della morte, ma perché la sua ragazza lo forza a fare puttanate.
Elle.
Elle mi è piaciuto; il personaggio iperintelligente ma autistico con sindrome di Asperger un po’ ci aveva rotto il cazzo, ma bisogna dire che ai tempi dell’anime l’idea ancora non era così abusata quindi ci sta.
Poi non so perché in America si è andato formando questo stereotipo del nero secchione, boh, tipo Billy nei Power Rangers.
Il fatto è che agli americani la persona intelligente fa paura. Essendo un popolo cresciuto col mito del cowboy texano che poi altro non è che un vaccaro zoofilo, che si spaventa se gli apri un libro davanti, la persona intelligente deve essere per forza diversa o stravagante, in qualche modo lontana da lui. Ecco quindi che se prima avevamo un Peter Parker intelligente ma imbranato, ora abbiamo un Barry Allen chiaramente autistico e che fa le faccette buffe mentre non riesce a guardare negli occhi Bruce Wayne.
Pur tuttavia, l’attore di Elle riesce a dare un tocco più personale al personaggio, vuoi che lo rende un po’ più fosco e violento dell’Elle originale, vuoi che se la tira un po’ di più anche degli altri autistici intelligentissimi che sono comparsi sugli schermi di recente, vuoi perché a una certa scarduna pure lui e si mette a fare bordello, vuoi perché l’attore sembra molto bene sul pezzo; insomma a me questo Elle m’è piaciuto. Non c’è tutto il delirio messianico della lavata dei piedi a Light e siamo molto contenti così grazie. C’è lui che si siede a cazzo di cane (ma in maniera credibile) ovunque, senza nessun rispetto per la proprietà o la prossemica altrui, lui che fa vedere, realmente, che di cervello ne ha a pacchi e c’è lui che ingurgita caramelle come se il diabete non fosse stato ancora scoperto.
Porta a casa ogni scena in cui appare, bravo.
Mia.
La mia misoginia di base non me la fa nemmeno risultare antipatica. Probabilmente perché le hanno dato un piglio abbastanza realistico, a lei che colpita dal bravo ragazzo se ne va comunque sotto braccio al maschio alfa perché, anche per le donne, occorre che lo si ammetta ad alta voce, tira di più il pelo di bue che la gentile fighetta della scuola. Poi però quando il ragazzo che l’aveva colpita si ritrova al centro di una storia di macabri morti per decapitazione, lei, vuoi perché un po’ incuriosita, vuoi perché un po’ zozzona, a ‘sto fighetta ci si avvicina.
E da lì la storia prosegue senza scossoni, Light, giustamente, le rivela cosa sa fare nella speranza di bombarsela, lei, donna, giustamente ci sta; perché alle donne non è che piaccia proprio il fisicaccio, piace il potere e, quando si accorge di essere inciampata in quello che potenzialmente potrebbe diventare il nuovo dio in terra del terzo millennio, si accoda volentieri.
Fino al punto in cui giustamente chiedersi: ma perché devo stare comunque appresso al fighetto? Perché non posso essere io la nuova dea in terra?
E tutti i casini che ne conseguono.
Il babbo, Ryuk e il giappo-Alfred di Elle.
Il padre di Light: espressione di quella morale vecchia scuola qui però tragicamente messa in un angolo, nemmeno più disperata ma atarassica.
Un buono vecchia scuola con dei saldi principi morali, davanti alla moglie arrotata sull’asfalto, se vinto da suoi scrupoli, si ridurrebbe a un barbone alcolizzato, ma qui no, una critica ancora più feroce se vogliamo; il buono vecchio stampo non fa nulla: non riesce a far nulla con la legge, quindi finisce nel non far nulla nella vita, privo di ogni emotività e passivo, reale vittima di questo mondo moderno.
Ryuk.
Questo Kiru non neutrale ha fatto storcere il naso a molti, ma è questo l’Occidente, bellezza.
In Giappone l’idea della morte stessa è molto più neutrale che in altre parti del pianeta. Del resto, c’è un motivo se hanno il più alto tasso di suicidi al mondo, se il seppuku è riconosciuto come una pratica nobile, se “kamikaze” è una parola giapponese; per loro la morte è un’entità ben presente nella cultura del popolo, né malevola né benevola, semplicemente c’è e tu non puoi farci un cazzo.
Ma questo Death Note è americano, e la faccia di William Defoe tutto è meno che neutrale. Per l’Occidente la morte fa più paura di qualsiasi altra cosa.
Più di qualsiasi altra cosa, si può e si deve sopravvivere a ogni costo, non importa quanto ci si possa compromettere; il sacrificio è contemplato solo per garantire la sopravvivenza della propria prole, in questo caso sopravvivenza “by proxy”. La morte non può essere tua amica, i suicidi vanno ancora all’inferno nel mondo occidentale, l’eutanasia è un tabù non ancora infranto.
Kiru è la morte come il mondo americano la vede. Cattiva, sadica, infida. Non ha nessuna spiegazione logica e se c’è a noi non è dato saperlo. Non ti fidare di Kiru, non è tuo amico. La morte qui non ha valenza positiva, non ha la faccia di Brad Pitt e non accompagna Antony Hopkins oltre il viale del tramonto.
Se seriamente vi aspettavate altro da un film americano, vi siete persi un po’ di cose.
E questo è quanto. Tirando le somme Death Note è un chiaro esempio di trasposizione all’americana di qualcosa che gli yankee non hanno compreso fino in fondo o che i dirigenti statunitensi non hanno compreso proprio.
È un Death Note svuotato di significato, con un chiaro e robusto investimento in denaro per copiare al meglio tutta la superficialità del progetto e non la sostanza.
Abbiamo Elle, Light, Dei della Morte, mele rosse morsicate e quaderni maledetti, ma tutto l’intrigo, la follia omicida, il delirio messianico, il duello mortale tra due menti ossessionate, la filosofia, la deduzione, il gioco di specchi, le regole del gioco, il gioco e la morte di Death Note no, quelli non ci sono.
Magari vi andrà meglio la prossima volta.