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Steam Machine e il gaming su Linux, occasione sprecata?

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Facciamo un salto nel 2012: viene presentato Windows 8, nuova versione del sistema operativo Microsoft, successore di Windows 7. Anche qui non sono mancate le critiche, in primis rivolte a due delle novità appena presentate: l’introduzione del Windows Store, uno store proprietario e chiuso, simile a quello presente sui device Apple, dove non tutte le applicazioni disponibili per PC sono incluse nel negozio. Le critiche vengono principalmente dal mondo videoludico, capitanate da Notch, creatore di Minecraft che decise di non certificare la propria opera per il nuovo sistema operativo di casa Redmond. Successivamente tuonarono anche Rob Pardo di Blizzard e soprattutto Gabe Newell, capo di Valve che, con l’introduzione di Steam ha letteralmente resuscitato il gaming su PC diventando ben presto la bandiera videoludica della piattaforma, con circa il 75% dei giochi rilasciati sugli home computer di tutto il mondo.
Newell arrivò a definire il Windows Store e l’avvio protetto di Windows 8 (che praticamente impediva l’installazione di qualsiasi altro sistema operativo) una «catastrofe per il mondo PC» ed espresse pieno supporto per l’ecosistema Linux, che, a suo avviso, rappresenta appieno la filosofia open source dell’home computing. Da lì a poco tempo, arrivò prima un client ufficiale di Steam per Linux, seguito dalla modalità Big Picture e poi l’annuncio tanto atteso: il concetto di Steam Machine, un PC fortemente “consolizzato” e prodotto da terze parti come Alienware o Gigabyte, e supportato da SteamOS, sistema operativo basato su Debian (in questo caso si parla di fork, essendo una versione derivata dal sistema operativo di base) di Linux più usate ed apprezzate dagli utenti del pinguino.

Sulla carta sarebbe dovuto essere un successo: nessuna fatica per l’utente medio che vuole giocare su PC ma che, magari, è spaventato dall’assemblaggio dei vari componenti. E l’uso di una distro Linux avrebbe alleggerito molto il carico della macchina, rispetto alla pesantezza di Windows. Eppure, lo scorso Aprile, la sezione dedicata alle Steam Machine è sparita dallo store di Steam, venendo relegata a un piccolo link raggiungibile dall’esterno. Dei quattordici produttori iniziali sono rimasti solamente in tre, Alienware, Maingear e Scan Computers. Vi sarebbe anche un quarto produttore, Materiel.net, ma andando sul sito della compagnia non vi è nessuna traccia della Steam Machine.
Per tutta risposta, Valve, nonostante le esigue vendite delle macchine (si vocifera meno di 500.000 unità!) ha deciso di continuare a supportare la propria visione di un ecosistema per il gaming open source e, quindi, di sviluppare ancora Steam OS. Peccato che ci sia ancora tanto lavoro da fare, come dimostrano alcuni dati raccolti sul web.

Prendiamo ad esempio Steam OS: come detto prima, è una fork basata su Debian, una delle distribuzioni o distro più apprezzate dell’intera comunità Linux. Ma se andiamo a controllare su distrowatch.com, aggregatore di news e recensioni sulle varie distribuzioni Linux, scopriamo che Steam OS è solamente al novantunesimo posto nella top 100 delle distro più votate nel 2018. Se consideriamo che le distro Linux più apprezzate e famose, come Ubuntu, Linux Mint, Arch o lo stesso Debian sono conosciute per un costante aggiornamento e supporto, il sistema operativo di Valve, invece, ha ricevuto l’ultimo update nel gennaio 2018, uscendo dallo stato di beta solamente con la versione 2.0! Uno sviluppo abbastanza lento, considerando sia la data d’uscita del novembre 2013, che, soprattutto, il costante sviluppo che hanno altre distro Linux più o meno grandi, che sia sotto forma di rolling release (ovvero, sistemi operativi costantemente aggiornati) o delle cosiddette LTS (acronimo di Long Term Support, versioni che ricevono solamente aggiornamenti testati e sicuri e che hanno un supporto che va dai tre ai cinque anni). Il quadro della situazione non è favorito dal fatto che Steam OS possiede sì un ambiente desktop (GNOME), ma abbastanza nascosto. Il che porta l’utente Linux navigato, ma anche il neofita, a chiedersi «per quale motivo dovrei usare questa distro, quando ne esistono altre più supportate dove alla fine basta installare il client di Steam per poter usufruire della sua libreria?».
Infatti non sorprende vedere distro più quotate, come Ubuntu o Fedora, che non solo sono più in alto di Steam OS nella classifica di Distrowatch (rispettivamente al terzo e ottavo posto), ma che presentano fork specifiche per il gaming, come Ubuntu GamePack o Fedora Game Spin. Se poi aggiungiamo anche il vantaggio di supportare app come Wine (celebre emulatore delle applicazioni Windows, principalmente usato su Linux e Mac), PlayOnLinux e DOSBox, programmi che Steam OS non supporta, il dubbio diventa più che legittimo.

Il problema giochi è un’altra questione da affrontare: dal 2012 a oggi, sono solamente 5.072 su 25.563 i giochi disponibili per Linux. Quasi il 20%. Un po’ pochi per considerare non solo il passaggio totale da Windows a Linux, ma soprattutto per giustificare l’acquisto di una Steam Machine che parte da 599€, un costo molto più alto rispetto a una console attuale e molti PC preassemblati. Aggiungiamo al lotto anche la scarsa ottimizzazione di molti giochi per Linux, rispetto alle controparti Windows: cosa che si presenta soprattutto nei titoli che sfruttano le librerie DirectX. Sebbene esista qualche eccezione, in primis per alcuni giochi che sfruttano per bene le OpenGL, libreria open-source e gratis, rispetto alle DirectX, native Microsoft. Come per esempio Left 4 Dead 2, che, come provato da Valve, ha dimostrato di girare più velocemente su Linux che su Windows, questo grazie anche alla migliore ottimizzazione del motore grafico Source sulle librerie OpenGL.

Visti i risultati, non bisogna rimanere sorpresi dalla decisione di Valve di rimuovere le Steam Machine e Steam OS dalla homepage dello store di videogiochi per PC più usato al mondo. Al momento la mossa da parte di Gabe Newell e soci resta solo un curioso esperimento, e non aiuta il fatto che solamente lo 0,52% degli utenti Steam utilizzino una distro Linux. E nel sondaggio campeggiano due delle distro Linux più usate, come Ubuntu e Linux Mint, mentre di Steam OS non abbiamo nessuna traccia. Una grande occasione mancata, visto che l’ecosistema Linux è conosciuto ai più per essere particolarmente leggero e capace di resuscitare hardware dato per morto, com’è successo col mio HP 655 acquistato ben sei anni fa. All’annuncio delle Steam Machine e soprattutto di Steam OS ero particolarmente entusiasta all’idea di poter avere una sorta di PC “consolizzato” da mettere in salotto, coadiuvato, magari, da una distro Linux capace di essere usata sia come console che come media center, grazie ad applicazioni come Kodi. Alla fine il risultato ottenuto è molto lontano da ciò che pensavo: probabilmente il cambio di rotta da parte di Windows dopo le critiche per la sua ottava versione, e il ritorno in carreggiata dopo Windows 8.1 e Windows 10 (dove abbiamo avuto lo storico approdo di Linux sotto forma di subsistema) hanno fatto la loro, e la “ribellione” da parte di Gaben è solo un lontano ricordo. Tuttavia, bisogna tenere le orecchie aperte, visto che nell’ecosistema Linux, manca poco per passare dalle critiche alle lodi, com’è successo qualche anno fa con Ubuntu. Magari la distro del futuro sarà proprio Steam OS