Rilasciato il teaser del nuovo Tomb Raider

Pochi giorni fa, all’interno del codice del sito ufficiale di Tomb Raider sono stati trovati nome e data di uscita del nuovo capitolo, Shadow of The Tomb Raider e 14 Settembre 2018. Non si è dovuto attendere molto all’ufficialità: proprio ieri sono state rilasciate alcune informazioni ufficiali che vedono confermato il titolo ma non la data di uscita. Non si sa molto sul gioco: Square Enix ha rilasciato un breve teaser e una descrizione molto vaga, “Il momento in cui Lara diventa la Tomb Raider“. La data importante dunque diventa il 27 Aprile, durante il quale verranno rivelati maggiori dettagli. Il gioco sarà disponibile per PS4, PC e XBOX ONE X.




Uncharted: L’Eredità Perduta

La saga di Uncharted compie 10 anni, e la ricorrenza non poteva essere festeggiata meglio di come lo è stata nell’ultima annata: un quarto capitolo dalla storia fluida, che registra i migliori numeri di vendita nella storia della nota serie Naughty Dog, e l’introduzione di alcune novità, non ultima la modalità multiplayer, fanno di questo 2017 un anno davvero da ricordare. Il suggello finale a una stagione così straordinaria è apposto da L’Eredità Perduta, titolo proposto al mercato come DLC di Fine di un ladro ma che, a conti fatti, presenta tutta la dignità e la completezza di un titolo a sé stanno. In questo spin-off (il secondo, dopo L’abisso d’oro, pubblicato in esclusiva su PS Vita) Naughty Dog dà spazio alle “quote rosa” della saga: protagoniste sono infatti Nadine Ross, personaggio che ci si è trovati a fronteggiare nell’ultimo capitolo della serie, e Chloe Frazer, vecchia fiamma di Nathan Drake apparsa per la prima volta 8 anni fa in Il Covo dei Ladri e che qui ci troviamo a controllare per l’intera durata del gioco.

La storia ha inizio in una Calcutta agitata dalla guerra civile, dove le due protagoniste si incontrano per rubare un prezioso artefatto di cui è in possesso Asav, leader dei ribelli che animano la sommossa urbana. Ottenuto l’artefatto, lo scenario si sposterà sui Ghati Occidentali, dove si andrà alla ricerca della Zanna di Ganesh, preziosa reliquia nascosta nel cuore dell’antico impero Hoysala: ed è proprio qui che viene introdotto un primo elemento inedito in tutta la serie. Il giocatore si ritroverà quasi fin da subito infatti in un’ampia mappa con due tipologie di obiettivi che lo impegneranno per un intero capitolo: bisognerà infatti obbligatoriamente attivare 3 leve piazzate in altrettanti punti sulla mappa per passare allo stadio successivo del gioco; in parallelo, si potrà portare a termine un altro obiettivo, facoltativo ma non meno importante, se non altro per la longevità che conferisce al titolo. Nell’area di gioco, nella quale ci si muoverà liberamente, sono sparse infatti 11 monete che permetteranno di accedere a un artefatto del tutto nuovo, il Rubino della Regina, braccialetto che segnalerà ogni volta la vicinanza di uno dei collezionabili a cui ci avvicineremo durante il nostro cammino: un oggetto molto utile ai cacciatori di trofei, che eviterà loro la perdita di tempo di battere ogni area di gioco alla ricerca di puntini luccicanti in ogni andito nascosto.A parte questi piccoli elementi, le novità sono ben poche: il gameplay rimane fedele a quello a cui la saga ci ha abituati, con le aggiunte già viste nel quarto capitolo, dal rampino al chiodo da scalata sino al verricello installato sulla jeep. Il sistema di gioco Naughty Dog in questo senso è ampiamente rodato e, pur soffrendo di una certa ripetitività di titolo in titolo, risulta come sempre snello, dinamico e di facile approccio. Lo sviluppatore americano conferma la volontà di venir incontro a un pubblico più largo, offrendo un gameplay avvincente ma al contempo mai frustrante, adatto a chiunque voglia divertirsi senza incorrere in situazioni troppo ostiche e consentendo al contempo di godersi la storia come ci si trovasse davanti a un film di genere.Proprio in termini di screenplay si trovano però forse le maggiori debolezze di questo DLC: la storia ha certamente una sua solidità, attestandosi come sempre sul canone classico dell’action-adventure di stampo cinematografico, con dialoghi da film hollywoodiano alternati a spettacolari momenti di azione. Ma in L’Eredità Perduta Naughty Dog mostra un po’ di svogliatezza creativa, proponendo varie situazioni già viste – non ultima una lunga sequenza in treno – e non offrendo scene da ricordare, chiudendo il cerchio della storia anche con un po’ di retorica di troppo.
Se la storia si mostra dunque un po’ sottotono rispetto ai precedenti capitoli, nulla può eccepirsi invece sul piano tecnico: The Lost Legacy offre infatti paesaggi mozzafiato, in cui la natura rigogliosa dei Ghati Occidentali si affianca alle imponenti costruzioni Hoysala. Vi è una decisa prevalenza di spazi aperti di certo non facili da gestire, ma il motore grafico di Naughty Dog è ormai una garanzia, e le immagini scorrono lisce a 30 fps senza alcun calo, offrendo una risoluzione nativa di 1080p su PS4, che arriva ai 1440 su PS4 Pro per la gioia di tutti gli amanti della grafica.The Lost Legacy è, a conti fatti, un titolo che non stupisce, ma rimane un tassello da non perdere per tutti gli appassionati della saga, offrendo 8 ore di divertimento e alta qualità visiva, e conservando il merito di non far rimpiangere l’assenza dell’iconico Nathan Drake, su un cui ritorno i fan sembrano non aver mai lasciato ogni speranza.




GameCompass – Porting (02×10)

Giubilo e gaudio per il ritorno in studio dopo mesi d’assenza del nostro Lanfranco Della Cha, che con Gero Micciché e Simone Bruno chiacchiera della difficile arte del porting: in occasione dell’uscita della versione di RiME su Nintendo Switch, Gero Micciché ne approfitta per recensire il titolo di Tequila Games e Marcello Ribuffo ci racconta i 7 peggiori porting della storia videoludica nella consueta top finale!




RiME

Un mondo aperto circoscritto in un’isola silenziosa, colori vivi e tanti puzzle da risolvere. Non è l’ennesimo epigone di Myst, ma un titolo atto a portarci nella dimensione del sogno. RiME ci introduce infatti al suo mondo con un naufragio: l’avventura ha inizio da una spiaggia dalla quale il giovane protagonista si dirige verso una gigantesca torre che troneggia al centro dell’isola. Sarà l’inizio di un viaggio misterico, irto di pericoli e disseminato di simboli.

Il gameplay richiama fin dagli inizi certi lavori di Fumito Ueda, ICO su tutti: per andare avanti nel gioco dovremo arrampicarci, spostare oggetti, azionare leve, trovare giusti incastri e, in vari casi, giochi di ombre e luce. Inadatti a ogni combattimento, dovremo servirci di un combinato di logica e abilità per superare gli enigmi di un titolo che, pur non risultando eccessivamente astruso, ci metterà spesso alla prova.
RiME è un puzzle game d’avventura in terza persona che fa della narrazione icastica il proprio punto di forza: non sono presenti linee di dialogo, ma la storia si dipana chiara e potente nella sua studiata pentapartizione. Il lavoro di scrittura in questo senso è pregevole, costruito su metafore potenti e allegorie arcane che si adattano alle 5 fasi della rappresentazione, chiaramente basate sulle note teorie della psichiatra Elisabeth Kübler-Ross.Al centro della storia sta infatti l’attraversamento del dolore in ogni suo momento, e già sul piano visivo RiME restituisce ogni passaggio e transizione di questo processo: l’art style si adatta benissimo a queste variazioni, alternando il giorno e la notte come i chiaroscuri e le sfumature cromatiche in un’ambientazione che ricorda molto da vicino The Legend of Zelda: The WindWaker soprattutto negli ambienti aperti, con modelli in cel-shading nei quali si ritrovano le influenze artistiche più disparate, dai lavori di Joaquín Sorolla alla più prepotente presenza surrealista di Salvador Dalì e Giorgio De Chirico. Anche nei personaggi non mancano i richiami ad altre opere videoludiche, dalla figura rossa incappucciata di Journey (con il quale RiME condivide certe atmosfere rarefatte e trasognate, nonché il potente impianto sonoro) alle stesse ombre di chiara ispirazione uediana. Il rifacimento risulta armonico e mai pedissequo, tutto si innesta bene in un quadro che, seppur ricco di richiami, serba una sua propria identità autoriale.Ma, se la forza visiva del titolo risalta fin dalle prime battute, a diventare preponderante nel corso del gioco in un crescendo lento e progressivo è proprio il comparto sonoro: il lavoro compositivo di David García Díaz veste letteralmente ogni scena di sonorità armoniche ed evocative, amplificando l’effetto onirico dell’opera con melodie di grande impatto emotivo. Il richiamo ai lavori di Austin Wintory (autore delle musiche di Journey e Abzû) è lampante, ma la colonna sonora del compositore iberico è ricca di rimandi anche ad artisti al di fuori dell’ambito videoludico, da Joe Hisaishi, storico compositore di alcuni straordinari film di Miyazaki, i cui lavori hanno certamente influenzato anche l’impianto visivo di RiME, a Ludovico Einaudi, di cui si ritrova un certo minimalismo emozionale. Brani come The King e Touching The Stars, nelle loro scale discendenti, sono atti a sublimare le sequenze di gioco in più momenti, in un climax di meraviglia orchestrale che potrebbe consegnarli alla storia fra i grandi temi musicali videoludici.

RiME è un titolo figlio di una gestazione travagliata sia sul piano produttivo che distributivo e, se il porting su Nintendo Switch sembra non aver esordito nel migliore dei modi, la versione per PS4 e Xbox non presenta invece eccessivi problemi, risultando godibile e ben giocabile. Tequila Works regala così al pubblico un poema di carattere allegorico, la cui poesia si dipana in un bellissimo intreccio di armonie sonore e meraviglia visiva che rende trascurabili i piccoli difetti tecnici e alcuni sporadici cali di frame rate. Il messaggio del titolo emerge potente, restituendo attraverso immagini suggestive e paesaggi sognanti una toccante metafora della perdita di ciò che è caro. Il viaggio di RiME è la storia di chi guarda nell’abisso fino a sprofondarvi, il racconto di una “cognizione del dolore” impervia e graduale che, alla fine di un viaggio attraverso le ombre di una notte senza fine, conduce sino alla catarsi di una nuova alba, nell’incessante ciclo circadiano dell’esistenza umana.
Con questo titolo imperfetto Tequila Works ha imbracciato una grande sfida uscendone egregiamente, regalando un videogame degno di essere ricordato e aggiungendo un tassello di poesia al grande mosaico della creatività contemporanea.




Il DLC di Breath of the Wild, La Ballata dei Campioni, potrebbe arrivare a Dicembre

Una lista dell’e-Shop ci avrebbe fornito una possibile data di uscita del DLC La Ballata dei Campioni per The Legend of Zelda: Breath of the Wild: il contenuto aggiuntivo dovrebbe essere rilasciato il mese prossimo, dicembre 2017.
Il DLC introdurrà un nuovo dungeon e una nuova storyline inedita. Inoltre, il DLC non potrà essere comprato separatamente e che per poterlo giocare bisognerà comprare il Season Pass del gioco.




Open Beta per Raiders of the Broken Planet

Lo shooter asimmetrico Raiders of the Broken Planet sarà lanciato il prossimo 22 settembre. Prima del lancio però i giocatori potranno provare l’open beta e le prime due missioni su Xbox One, Ps4 e Pc.
Enric Alvarez, co-proprietario di Mercury Steam, ha dichiarato «Sono emozionato per tutti i giocatori che finalmente proveranno il prologo. L’open beta è gratis da scaricare e e permetterà ai giocatori di provare le pazze avventure in cui li vogliamo portare. Speriamo  che ognuno si diverta con le prime due missioni e con qualcuno del team che sarà online nel weekend. E non siate tristi di giocare come antagonisti, è bello essere cattivi ogni tanto!»
L’intero prologo sarà disponibile gratis al lancio, mentre la prima campagna costerà all’incirca 10 €. Saranno rilasciate altre tre campagne a intervalli regolari per lo stesso prezzo, e sarà anche possibile scegliere una campagna che da ai giocatori degli inviti per giocare in co-op con i propri amici senza bisogno che loro posseggano il gioco.




Die Young

In un mondo in cui tutto sembra scorrere inesorabile verso un’unica direzione, scontata, prevedibile e noiosamente tranquilla, ci sono persone che cercano invece di vivere la propria vita “day by day”, attimo dopo attimo, all’insegna dell’avventura; una vita ricca di emozioni e alla costante ricerca di quelle forti sensazioni che ti fanno sentire realmente VIVO.
Non vi sto rifilando una filippica sul senso della vita: vi ho appena illustrato il background della coraggiosa protagonista di Die Young, survival-thriller-horror (e chi più ne ha più ne metta) della giovane software house IndieGala.

Tasselli Mancanti

Siamo su un imbarcazione in compagnia di 5 amici, ci dirigiamo verso un’isola, sarebbe stata la cosa più cool dell’estate diceva uno di loro, poi… il buio. Ci ritroveremo all’interno di un pozzo buio, qualcuno ne sposta il coperchio e lascia cadere al suo interno una mappa disegnata a mano con diversi punti di interesse; sul retro, un volto nascosto da un velo ci lascia intendere che quella mappa ci è stata consegnata in segreto per aiutarci a muoverci sull’isola. La nostra missione sarà quella di trovare i nostri compagni di viaggio – ovviamente dispersi – e di abbandonare quella maledetta isola.

Nonostante la storia possa sembrare solamente un mero pretesto giusto per contestualizzare la nostra protagonista sull’isola, è meglio non fermarsi alle apparenze e cercare di andare oltre il piccolo dettaglio riguardo il perché questi ragazzi si trovino su un minuscolo gommone, diretti verso un’isola di cui non si sapeva nulla in mezzo all’oceano e riguardo perché tutti scompaiano inspiegabilmente ancor prima di arrivare mettere piede sull’isola stessa . Insomma, roba di poco conto…

Salta qui, aggrappati lì

Ovviamente uno dei punti forti di Die Young dovrebbe essere il gameplay. Dico “dovrebbe” perché gli assets delle animazioni non danno alcuna sensazione di feeling, anzi a volte risultano frustranti perché poco precisi; risulta quasi ingiocabile con il joypad per via di alcuni movimenti – soprattutto in fase di scalata – che in alcune circostanze saremo costretti a fare con tanta minuzia, essendo presente anche una barra di “stamina” che spesso e volentieri si scaricherà facendoci cadere rovinosamente. Saltare, aggrapparsi, scalare… sembrano quasi le stesse animazioni di Sniper Ghost Warrior 3 (gioco che abbiamo recensito qualche mese addietro). Oltre al fatto che non aggiunge nulla di nuovo alle animazioni di un normale action-FPS, giocando a Die Young non facciamo altro che avere sensazioni di “déjà vu”, forse perché in questi ultimi tempi, il genere “survival” in prima persona sembra essere diventato il re della scena.
All’inizio del gioco potremo scegliere se cominciare la partita in modalità “adventure” o “survival“, la prima all’insegna dell’esplorazione, la seconda invece per chi ama un elevato grado di sfida nel giochi. Una delle cose più rilevanti del gioco è infatti è proprio questo altissimo livello di sfida offerto dalla modalità “survival“. I nemici in questo gioco sono molto pericolosi e le armi a nostra disposizione sono ridicole e quasi del tutto inutili contro alcuni di loro. Ci potremo limitare a eliminare qualche serpe che vorrà addentarci durante le nostre passeggiate nell’erba alta o al massimo qualche grosso topo che salterà fuori dagli edifici abbandonati sparpagliati sull’isola; per il resto, che sia un cane, o uno degli omoni giganti incappucciati, la cui presenza sull’isola rimane un mistero, il mio consiglio è quello di correre, correre, correre, a trovare un appiglio da scalare o un riparo come se non ci fosse un domani, perché in un confronto diretto non avrete scampo. Stranamente in questo gioco (rispetto ad altri survival) pur dovendo mantenere alto il livello di energia e idratazione, non avremo alcuna difficoltà a farlo, si troverà acqua in abbondanza e potremo craftare noi stessi le medicazioni necessarie per curarci. Forse un po’ troppo striminzito l’inventario che infatti ci darà la possibilità di portare solo pochi pezzi per ogni tipo di item. Il crafting dovrebbe essere al centro di ogni survival che si rispetti ma, proprio a causa del ristretto numero di oggetti che si possono stivare, l’uso di questa skill rimane spesso marginale; eppure il gioco ci offre lo spunto per creare altri oggetti o armi, ma spesso ci sarà impossibile per via dei materiali mancanti che magari abbiamo utilizzato un attimo prima per creare un kit medico.

Uno dei punti a favore del gioco è l’ambientazione, molto curata e piacevole da esplorare.
È doveroso sottolineare che Die Young al momento è in versione in early-access, quindi ancora in fase di sviluppo. Proprio per questo motivo riponiamo fiducia nel team di IndieGala confidando in qualche buon aggiornamento che possa migliorare quelli che sono gli aspetti più deboli del gioco e le lacune narrative. Sì, il mistero spesso nutre noi avventurieri digitali, ma purché sia sempre giustificato da una buona storyline atta a supportarlo.

Tirando le somme, al momento il gioco appare un’accozzaglia di materiale di vario tipo, buono, per carità, ma purtroppo mal contestualizzato, un cattivo mix di elementi che lo fanno risultare forse pretenzioso. Mi domando se non sarebbe stato meglio, a questo punto, sviluppare il titolo seguendo un’unica direzione, quella di un adventure game in prima persona – mettendo così da parte il crafting, che purtroppo rimane spesso inservibile – oppure un survival puro al 100%, ma studiato con criterio e dovizia.
Ad ogni modo, attenderemo la versione definitiva del gioco per poterlo rigiocare ,sperando che IndieGala possa farci cambiare idea.




Apple presenta iOS 11 e Monument Valley II

Durante il keynote d’apertura della WWDC di Apple, inaugurata ieri a San Jose, insieme alla presentazione del nuovo sistema operativo iOS 11, Craig Federighi (Senior Software Engineer della casa di Cupertino) ha mostrato per la prima volta anche il restyling dell’AppStore e con esso la nuova sezione dedicata esclusivamente ai videogames, nella quale si darà più spazio agli sviluppatori e agli editori, avvicinandosi di più al progetto portato avanti con Apple Music.L’originale e visivamente straordinario puzzle game sviluppato da ustwo Games, dopo essere stato eletto Game of the year, torna dunque a calcare il palco della conferenza con questo secondo capitolo e anche questa volta in grande stile. A quanto pare in Monument Valley II saremo in grado di guidare due personaggi all’interno dell’ambientazione geometrica ispirata palesemente ai lavori di M.C. Escher, per risolvere paradossi e rompicapo visivamente sublimi.

Il gioco è già disponibile in esclusiva per iPhone e iPad su AppStore a € 5,49.
Non sappiamo ancora se l’esclusiva sia temporanea e se lo vedremo presto anche sui dispositivi Android.




Remothered: Tormented Fathers. Ci si prepara al rilascio della beta

Avverrà a breve il rilascio della beta di Remothered: Tormented Fathers, un videogioco made in Italy, targato Starmind Games con la collaborazione della Darril Arts. Anche se non è stata fissata una data certa, abbiamo la sicurezza che il gioco completo uscirà esclusivamente per PC/steam e PS4/psn entro il 2017. Nel frattempo potremo godere del video trailer rilasciato dalla casa di produzione.

Remothered: TF è il primo tanto atteso capitolo di una trilogia. Un’avventura survival-horror in terza persona. Giocando nei panni di Rosemary Reed, una giovane di 35 anni, ci troveremo a fronteggiare psicopatici e fanatici. Una fitta rete dove omicidi e ossessioni prendono vita.

Registrandovi nella pagina ufficiale del gioco, potrete avere accesso alla beta non appena diventerà disponibile. Inoltre, iscrivendovi riceverete in regalo: gli storyboard digitali, un wallpaper per i fan e, per concludere in bellezza, la canzone “Tormented Fathers”, brano tratto dalla colonna sonora del gioco, scritta da Nobuko Toda (conosciuto come compositore per Final Fantasy, Halo, Metal Gear Solid…).